Il 12 settembre presso la Direzione Affari Politici e Sicurezza della Ministero italiano degli Esteri e della Cooperazione Internazionale ha avuto luogo una riunione fra l’Ambasciatore del Sovrano Ordine di Malta presso la Repubblica Italiana, Stefano Ronca e il capo dell’Ufficio disarmo, Cons. Amb. Maurizio Antonini, e il capo dell’Unità cyber, Min. Plen. Laura Carpini, per discutere i delicati aspetti etici e giuridici creati dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale nel campo della sicurezza.
Vi è un diffuso sconcerto in seno all’opinione pubblica e alla società civile sull’imprevedibilità degli sviluppi dell’intelligenza artificiale e sulle sue conseguenze soprattutto nel campo della geopolitica e della sicurezza. La pericolosità dei sistemi autonomi di intelligenza artificiale specialmente in campo militare ha indotto la comunità internazionale ad intensificare incontri e simposi in questo campo.
L’Ordine è sensibile e preoccupato, al pari della Santa Sede e dei governi più responsabili, per i rischi che le nuove tecnologie comportano a livello sia politico che sociale. Tale materia è seguita con attenzione dai nostri rappresentanti alle Nazioni Unite di New York e Ginevra.
Durante i colloqui si è ricordato il vibrante intervento del Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres dello 18 luglio 2023 in Consiglio di Sicurezza sulla necessità di regolamentare l’intelligenza artificiale per i rischi che i suoi sviluppi comportano. La necessità di garantire che tali sviluppi rispettino le leggi umanitarie e soprattutto il principio di discriminazione fra civili e militari è al centro delle preoccupazioni del Segretario Generale Guterres così come delle Autorità italiane per le quali, c’è stato ribadito dai nostri interlocutori della Farnesina, gli aspetti umanitari restano una inderogabile priorità.
Una particolare preoccupazione suscita inoltre l’attuale la polarizzazione, nell’ambito delle istituzioni internazionali, delle posizioni fra Stati appartenenti ad aree contrapposte. Si riscontrano in effetti chiusure al dialogo che non trovano uguali neppure nei momenti di maggior tensione della Guerra Fredda.